Democrazia è termine antico, come tale è stato molte volte abusato, costantemente violentato, fanaticamente idolatrato, antropologicamente venerato, rinchiuso dal potere in manufatto, in un simulacro: la norma giuridica. Il suo limite è quello di essere una forma di monoteismo idolatrico. La democrazia è venerata al pari di una divinità, priva di vita, mortificando così la libertà, la quale viene messa al suo servizio, per affermare il potere mondano dei sempre nuovi sacerdoti del potere. E' la divinizzazione di un oggetto inanimato, oramai un'immagine simbolica utilizzata dall'uomo del potere, per la ricerca dei soldi e del successo individuale a qualunque costo, facendole assumere il posto addirittura del vero Dio, che al contrario è vivo. Stranamente questo sacerdote, che dovrebbe veicolare il messaggio contenuto nelle norme dalle quali deriverebbero le punizioni, veicola soltanto la sua immagine, come se lui stesso fosse l'idolo, attraverso cui la democrazia, diviene azione e tutela, pensando di essere la democrazia: “Io sono la democrazia”, dopo essersi accertato, che chi l'ascolta ha già acquisito la certezza che lui è il rappresentante della democrazia: “Io rappresento la democrazia”. Dall'esercizio per identità, a simulacro dell'identità.
Ma Cristo ebbe ad affermare: "Sia maledetto l'uomo che confida nell'uomo!" ed ancora, "non farti immagine di ciò che sta sulla terra, sotto terra e nei cieli e non ti prostrare a loro" .
Ed allora, come respingere le tentazioni del deserto, non essendo Gesù? Semplicemente, non umiliando la libertà. Nell'epoca del razionalismo, l'umanità ha sempre creduto più facilmente al Figlio (la libertà) che al Padre (l'autorità). Lo schema costante fa nascere il sacro fanciullo (la libertà), dalla madre “umana” (la Natura), senza l'inseminazione del padre divino (l'autorità). Così che i diversi generi, sono messi in relazione di parentela, perché legati da una pulsione affettiva, che è lo spirito dell'idolo totemico: la democrazia. Il culto dei trapassati come quello della democrazia della libertà, è stato breve ed inevitabile; un culto che poco per volta ha trasformato gli eroi in semidei, che dal vertice del potere continuano la loro opera di salvazione, così che ritenuti i sommi sacerdoti, sono considerati protettori del gruppo sociale di riferimento, perché interessati alle loro umane vicende. Quale è la gioia del cittadino? Quella di essere nudo! Di che cosa? Della libertà! Ed allora quando si è nudi, bisogna vestirsi, e non potendo utilizzare gli abiti offerti da madre Natura, non resta che subire quelli imposti d'autorità dal padre.Ed allora, alla pulsione affettiva, si sostituisce l'evasione con il silenzio. Il silenzio è necessario per raggiungere quello stato di quiete interiore, che permette la contemplazione. Contemplare la Natura-madre, in ogni sua espressione, ma specialmente quella posta in alto, nel firmamento, lasciarsene inebriare fino a provare un intenso disgusto verso i calcoli interessati, le meschine ambizioni, le accecanti indifferenze, in cui è abitualmente avvolto l'uomo del potere. Ed allora si contempla la democrazia della libertà, ma si vive la democrazia dell'autorità, per necessità. Mentre il politico tenderà a perfezionarsi per esprimere sempre meglio i suoi sentimenti di autorità, il mistico si lavorerà interiormente per rendere sempre più effettivo il suo stato di indifferenza: il vuoto. Ma non il vuoto interiore, quello che Giovanni della Croce chiamava la notte oscura dell'anima, ma quello per approdare ad un nuovo mondo, eterno, infinito, quello in cui echeggia lo spirito della libertà, in difesa contro i violenti e gli ingiusti ai quali si dirà: Questo ti è proibito!
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